Genere sul curriculum vitae: inserirlo o meno?
In un momento in cui si parla molto di disuguaglianze di genere, la questione legata alla necessità o meno di inserire il proprio genere sul curriculum è ampiamente dibattuta. In Italia, è uso comune non aggiungere questa informazione e sono molte le aziende che si dichiarano pronte ad una minore discriminazione di genere, cosa che parte proprio dal non inserire questo dato sul cv. Su CVwizard ti aiutiamo a decidere per il meglio, in base alle tue esigenze ed e aspettative.
Non è obbligatorio né funzionale inserire il proprio genere sul cv
In Italia non esiste legge che specifica quali dati vanno inseriti su un curriculum vitae e a meno che non ci si candidi per posizioni pubbliche o governative e si debba seguire un certo modello, per esempio l'Europass, è lasciato alla libera scelta dell'individuo stabilire cosa inserire e cosa no. Di certo non possono mancare nome, email, numero di telefono e tutte le esperienze professionali caratterizzanti il candidato mentre specificare se si è donna o uomo non è un dato fondamentale visto che nella maggior parte lo si può desumere dal nome.
Discriminazione di genere: una piaga della società italiana
Ancora oggi, la discriminazione di genere è particolarmente importante in Italia e si manifesta sotto diversi punti di vista. Se la più evidente è quella legata alle disparità di trattamento economico, in realtà le discriminazioni in base al sesso sul lavoro sono tante e diverse.
Secondo una statistica del Sole 24 Ore, per esempio, le donne dirigenti in Italia sono pari al 22% contro il 78,04% degli uomini; le donne sono considerate discriminate sul lavoro in relazione al diritto ad avere figli, alla scarsa possibilità di fare carriera e alla possibilità di accedere a determinate posizioni. La discriminazione legata all'accesso al lavoro è tra le più difficili da riconoscere perché può avvenire in fase di preselezione ed è per questo che inserire il proprio genere sessuale su un cv può generare una discriminazione preventiva.
Le donne sono ancora discriminate sul lavoro in Italia: le donne dirigenti in Italia sono pari al 22% contro il 78,04% degli uomini.
La discriminazione è vietata dalla legge
In relazione a quanto sopra, va aggiunto che la legge italiana si è espressa più volte contro la discriminazione sul lavoro e nell'accesso al lavoro, stabilendo che non è possibile escludere dalla ricerca di personale candidati in base a sesso, razza, appartenenza politica ed età. Nello specifico il principio di parità prevede il divieto di discriminazione tra i due sessi (legge n.903/77, legge n.125/91 art.4, come modificato dall’art.1, lett.a) e b) d.lgs. n.145/2005):
- nell’accesso al lavoro, con qualunque tipo di assunzione ed in qualunque settore;
- nella formazione professionale;
- nella carriera professionale;
- nel tipo di lavoro che viene affidato;
- nella retribuzione;
- nel licenziamento;
- nelle condizioni di lavoro;
- in ogni altro aspetto del rapporto di lavoro.
Questo vuol dire che, a parte casi specifici che vedremo di seguito, non sono legali annunci che specificano il sesso dei candidati a cui ci si rivolge. Ciò vuole anche dire che esplicitare il proprio sesso sul cv è ridondante e, nella maggior parte dei casi, assolutamente superfluo.
Quando è bene inserire il proprio genere sessuale sul cv?
Nonostante quanto specificato sopra, esistono delle professioni che sono pensate più per le donne e altre che sono più maschili e che quindi necessitano che si specifichi, in fase di candidatura, il proprio sesso.
Facciamo qualche esempio:
- Infermiera per reparto donne di clinica privata: il datore di lavoro non specificherà mai la necessità che i candidati siano donne ma a rigor di logica ci si può aspettare che essere donna faciliti il primo colloquio visto che si tratta di una ricerca specifica per un ruolo estremamente specifico in un ruolo specifico a sua volta.
- Attrice per film: in questo caso la richiesta è specifica, chi assume sta cercando un certo tipo di candidati e ha la necessità che siano donne.
- Attore per film: come sopra, ma al maschile.
In tutti i casi qui citati e in molti altri che non abbiamo citato espressamente, non c'è discriminazione verso l'altro sesso ma sono le esigenze lavorative a richiedere che i candidati siano appartenenti ad un certo genere.
Va anche aggiunto che oggi non è più così lecito pensare che un certo tipo di lavoro abbia una connotazione maschile oppure femminile
Cosa fare se si ha un nome che può indurre in confusione?
Esistono dei nomi considerati unisex, ovvero perfetti sia per uomini che donne, o anche nomi stranieri, sempre più frequenti in Italia, che pongono il problema: cosa si fa quando si ha un nome unisex? O quando si ha un nome straniero che può generare confusione?
Pensiamo per esempio ad Andrea ma anche Harper, Alex e similari, giusto per fare qualche esempio.
In questi casi la decisione è sempre la stessa e personale: si può decidere di specificare o meno il proprio genere oppure farne a meno. Ribadiamo quanto già espresso più volte: il genere non può essere discriminante per l'accesso al lavoro, e come tale non può esserlo il nome.
Inserire il proprio genere sessuale sul cv usando CVwizard
Alla luce di quanto sopra, è facile sostenere che specificare il proprio genere sul cv non è pratica comune e non deve essere considerato il modo per accedere ad una posizione lavorativa. Se hai deciso di inserire questa informazione sul tuo cv, vai su CVwizard.com e cliccare sul campo 'genere' nella sezione 'dati personali'.
Ricapitolando
- Il genere sessuale non può essere discriminante quando si parla di lavoro;
- In Italia, la discriminazione di genere è ancora un elemento importante del mercato del lavoro;
- Aggiungere o meno questa informazione sul cv è una scelta personale;
- Ci sono delle professioni o delle posizioni che richiedono candidati appartenenti ad uno specifico genere sessuale, e non si tratta di discriminazione nei confronti degli altri.
Impressiona con il tuo curriculum vitae
Crea e scarica un CV professionale in modo facile e veloce.